Scrivo questo articolo con ancora l’adrenalina che mi pulsa nelle vene, spinta dalle 11.000 teste che ondeggiano avanti e indietro per assecondare un ritmo a cui non si può dire di no.
Da che parte comincio a descrivervi questo concerto spet-ta-co-la-re? Dalla bambola gonfiabile gigante affetta da debordatio pectoris a cavalcioni di un trenoa grandezza naturale, dallo spogliarello di Angus Young madido di sudore con la bocca impazzita o dalla telecamera che lo riprende dal basso mentre saltella con le sue gambette pallide? Facciamo che non parto da nessun punto e ve lo racconto così; del resto si tratta degli AC/DC, perciò la normalità ora non ci riguarda.
Due ore di puro rock senza interruzioni e sempre al massimo, alla faccia dei 60 anni e degli artisti tirchi a donarsi; loro di danno fino all’ultima goccia, senza pause nè cali di tensione: una scarica di energia ad altissimo voltaggio.
Palco e scenografie esagerate, piene di contrbuti e oggetti rigorosamente marchiati AC/DC studiati per esaltare i fan, già in delirio dopo il primo pezzo; vi lascio immaginare l’atmosfera dopo 20 minuti (dico, 20 minuti!) di assolo di Angus.
Già penso a quando torneranno in Italia…dovremo aspettare molto? No dai, facciamo le corna.
Keps*
P.S. Un grazie a H, Spino, l’Emiglietor, Mino, il Conte, la Wiwi e il Baio e al ragazzo di Bergamo.